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Matcha Cake

Un dolce non consueto per questa Pasqua. Mi sarebbe piaciuto provare a fare una bella pastiera, ma alla fine è mancato il tempo e la voglia di riprovare il matcha in versione dolce era tanta!!
Così mi sono messa all’opera un bel pomeriggio assolato, le finestre spalancate: pensare al menù di Pasqua mi ha fatto rilassare e distogliere la mente dal frenetico ritmo quotidiano. Non si può sempre correre, correre, no?
La cucina è sempre stata la mia valvola di sfogo, scacciapensieri, toccasana, balsamo per il cuore. Chiamatela come volete.
E voi, cosa fate per staccare la mente, scollegare il cervello? Cucinate? Leggete? Mangiate? Son curiosa :))

farina 0 grammi 150
uova codice 0 bio 4 (a temperatura ambiente)
zucchero in polvere grammi gr 100
burro grammi 50
matcha tea 2 cucchiaini
lievito per dolci 2 cucchiaini
sale 1 pizzico

forno a 180° ventilato

In una ciotola mescolare la farina, il tè, il sale e il lievito. Nella planetaria (o con un frullatore) sbattere i tuorli con lo zucchero fino a renderli bianchi e spumosi.
Sbattere gli albumi a neve fermissima (con un pizzico di sale, di solito, montano meglio) e tenere da parte.
In un pentolino fondere il burro e aggiungerlo (aiutandovi con una spatola) alle uova sbattute con lo zucchero. A questo punto mescolare quest’ultimo composto al primo, quello di farina e tè verde, aiutandovi sempre con la spatola, mescolando dal basso verso l’alto, delicatamente.
amalgamare bene il tutto facendo attenzione a che nn si formino dei grumi. Per ultimi aggiungere gli albumi montati a neve. Ungere uno stampo da torte rotondo (cm 22) trasferirvi l’impasto e infornare per 20/25 minuti.
Servire tiepida con una tazza di matcha, oppure se siete in mood festa alcoolica (poco eh?!?) un bel calice di moscato passito. Trovo che si addica molto al sapore del matcha.

Che poi a dirla tutta mi sarebbe piaciuto provare anche una ricetta della tradizione ebraica, la Pasqua ebraica Pesach. Qualche anno fa mi dilettavo di più nella ricerca di piatti tradizionali, di altre religioni, per riuscire a capire la differenza: come il Babka di cioccolato o il kugel di carote.

Devo assolutamente trovare il tempo per riprendere le ricerche. Intanto vi consiglio di andare a dare una scorsa al bellissimo blog di Labna. Troverete moltissimi spunti interessanti e soprattutto storia, aneddoti e tradizioni della cucina ebraica tradizionale e quelle dedicate a Pesach.

Una cosa davvero curiosa che ho letto sul volume de La cucina ebraica di Clarissa Hyman, ve la voglio raccontare. Anche perché alla fine è una tradizione che abbiamo fatto nostra, in tutte le case, prima dell’arrivo della Primavera:

Settimane prima dell’arrivo di questa festività le massaie ebree si rimboccano le maniche, metaforicamente e non, per affrontare la madre di tutte le battaglie: le pulizie di Primavera. Ogni casa di ebrei osservanti viene ribaltata da cima a fondo e minuziosamente pulita dentro e fuori, sopra e sotto. Vengono usati set speciali di pentole e stoviglie, i cibi non Pesach vengono buttati perché nessun angolo della casa può nascondere una singola briciola di hametz, il più minuscolo granello di pasta lievitata, né cereali o granaglie proibiti.
Pesach ricorda l’esodo e la fuga dalla schiavitù. Per otto giorni agli ebrei sono vietati tutti gli alimenti preparati con farina o agenti lievitanti, al posto dei quali consumano ‘matza’, il pane dell’afflizione, che ricorda la velocità con cui gli Israeliti abbandonarono l’Egitto. [Clarissa Hyman, La Cucina ebraica]